Una delle discussioni più importanti degli ultimi anni che si è, dunque, affaccendata sulla scena politica (ma anche sociale) in questo periodo, è quella circa la legalizzazione della cannabis.
La discussione, infatti, ha sempre di più visto coinvolte diverse fasce della popolazione, fino ad arrivare per la prima volta in Parlamento con una nuova legge del 2016 che ha sancito non tanto una svolta, quanto comunque un nuovo modo di parlare dell’argomento cannabis che sta cominciando sempre di più a mettere nuove radici e sta acquisendo nuova linfa vitale nel vasto panorama italico.
Ecco perché, da una discussione dibattito un motivo d’incremento economico ma anche, e soprattutto, la possibilità di sopperire ad alcune mancanze ed apportare sollievo alla condizione di quanti erano fiaccati da problemi di vario tipo, essa ha cominciato ad interessare molti che hanno ritenuto opportuno informarsi riguardo tali benefici derivati dalla legalizzazione.
Nuovi modelli d’innovazione: la legalizzazione come opportunità
Per quanto strano possa sembrare o, in qualche modo, per quanto la legalizzazione possa opportunamente – e anche a buon diritto – essere considerata come una proposta anti-conservativa, si è spesso discusso circa le diverse possibilità, i benefici e le implicazioni che un’operazione del genere potrebbe avere sul mercato e, in generale, sul benessere.
Secondo recenti discussioni politiche, infatti, la legalizzazione (che differisce di parecchio dalla liberalizzazione della cannabis) può essere attuata in diverse maniere e formule: la prima è mediante un apporto e una regolamentazione statale che generi un introito positivo di svariati miliardi di euro e che quindi sancisca anche un controllo capillare nella gestione di tale approvazione. La seconda possibilità è anche relativa ad una regolamentazione della coltivazione autonoma del prodotto il che farebbe sì che l’Italia si candidi a modello pionieristico nella gestione di questi diversi sistemi.
Ovviamente, l’approvazione di tali modelli porterebbe a dei benefici latamente riconosciuti: con la riduzione (e l’assenza) delle diverse sanzioni, infatti, vi sarebbe – ovviamente – non solo un consumo maggiorato della cannabis, ma anche una soluzione repentina al sovraffollamento delle carceri in cui, attualmente, molti risultano essere i reclusi per motivi legati alla detenzione di questa sostanza. Ovviamente, questo è solo per ciò che concerne un beneficio sociale, ma le implicazioni della legalizzazione sono molteplici e coprono un ampio ventaglio: a livello sanitario, sarebbero notevolmente ridotte quelle problematiche derivate da uno scorretto taglio della cannabis mediante elementi nocivi per la salute; a livello personale, questo prodotto potrebbe essere utilizzato non solo a scopo ricreativo (e ciò apre, tra le altre cose, un’altra importante questione relativa al passaggio dalla cannabis ad altri tipi di sostanza, che è stata scalzata) e, soprattutto, a scopo salutare: molti, infatti, utilizzano la canapa per motivi terapeutici come nel caso di epilessia, sclerosi, Parkinson e tanti altri tipi di problematiche cui tale principio sopperisce e fornisce, spesso, anche un valido aiuto.
Ciò che non aiuta, invece, in questo senso, come al solito è il velato pregiudizio, la volontà di non parlare di un determinato argomento in quanto troppo scomodo per essere affrontato: la scomodità è infatti data probabilmente dagli interessi che circolano intorno alla cannabis, alla sua produzione e coltivazione, al trattamento della materia prima che viene immessa all’interno di un mercato illegale che, in realtà, una legalizzazione intelligente (e anche “coraggiosa”) vedrebbe inevitabilmente deteriorarsi.
È bene specificare, in ogni caso, che la legalizzazione non andrebbe definitivamente a tappare i buchi di quelle problematiche che si configurano quasi come “di lunga data”, ma sicuramente sarebbe un momento importante per porre un freno alla progressiva espansione di un fenomeno, quale quello del mercato nero, che negli ultimi anni ha sempre più visto un incremento vertiginoso e che risulta essere, spesso, causa dei medesimi pregiudizi che la legalizzazione della cannabis vorrebbe debellare.
Un progetto pionieristico
Come già detto, ed è bene ripeterlo, uno dei fattori preponderanti di questo periodo è comunque dato dalla possibilità di discutere dell’argomento che, per quanto ancora susciti qualche tipo di apprensione, risulta essere arrivato lì, nei palazzi del potere, e continua a far parlare di sé, sulla base anche dei pochi modelli applicati che cominciano a fornirci delle evidenti basi scientifiche sulle quali poter costruire un eventuale nostro progetto (e ci si riferisce, a tal proposito, alle legalizzazioni e ai sistemi attuati dal Colorado e dell’Olanda).
Uno dei problemi essenziali, infatti, che genera un’enorme discussione nella nostra Penisola, non è solo l’introito diretto generato da una legalizzazione, quanto anche due altri aspetti fondamentali: il primo, di natura logistica, è relativo al costo effettivo che un apparato così mastodontico potrebbe generare (s’intende, quindi, il mantenimento di provvedimenti sanitari atti alla disintossicazione, ad esempio) e l’altro, relativo all’introito diretto generato da una calmierazione dei prezzi che porterebbe inevitabilmente la canapa a possedere un posto di spicco differente rispetto a quelle sostanze universalmente illegali.
Come già detto, infatti, a seconda del modello utilizzato, legalizzare significa, dunque, anche tenere conto di questi tipi di possibilità: terribili, certo, nell’idea della conservazione delle leggi attuali, ma che potrebbero fornire una risposta veloce, subitanea, effettiva e quanto mai pragmatica a delle esigenze di tipo economico che il nostro paese si è trovato ad affrontare nell’ultimo tempo specialmente, anche, in tempi come questo. Mantenere un tale apparato, infatti, genererebbe anche nuovi posti di lavoro, verrebbe sottratto il monopolio alle mafie e lo stato avrebbe tra le mani un elemento regolamentato in tutte le sue parti che altro non può che generare degli evidenti benefici.
Comunque la si intenda, dunque, la legalizzazione della cannabis ha generato (e continua a generare) discussioni interminabili ma che sono anche, in senso positivo, volontà di una nazione che sente la necessità di rinnovarsi e di cambiare tenendo conto delle esigenze e delle necessità di quanti utilizzino la cannabis non solo a scopo ricreativo ma anche – e soprattutto – a scopo terapeutico.