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  • Maggio 11, 2020

L’uso di cannabis può diminuire lo stato d’ansia e la depressione?

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È nota da tempo la capacità rilassante della cannabis. Da sempre, infatti, le persone fanno uso di cannabis per piacere ricreativo, grazie alla capacità che ha di distendere gli stati di tensione e ansia.
Ma sarà un effetto temporaneo o è davvero in grado di ridurre gli stati d’ansia e depressione?
A tal proposito sono state effettuate numerose ricerche su questo tema così ‘contrastato’, che da tempo divide la popolazione.

Cannabis contro lo stress, l’intervento della comunità scientifica

Come in ogni cosa, l’ultima parola spetta alla comunità scientifica, che può svolgere studi accurati per valutare la veridicità di determinati temi. Quest’ultimo, ovviamente, non fa eccezione.

In particolare è stata analizzata la capacità del ‘fumo’ di alleviare gli effetti di stress, ansia e depressione sui soggetti sottoposti all’analisi.
Non vi sono molti studi a riguardo, anche considerando il fatto che in molti stati l’uso della cannabis è fortemente limitato.

In questo studio, ben 12mila persone son state coinvolte. Queste persone, seguite tramite un’applicazione, hanno man mano aggiornato il loro stato di benessere psicologico, rendendo di fatto lo studio ‘concreto’ e non indirizzato. Infatti queste persone seguivano una vita normalissima, con alti e bassi, come tutti. Semplicemente si chiedeva loro di valutare, mano a mano, l’effetto che l’uso di cannabis poteva avere sulla loro psiche e sul loro umore, ovviamente non durante l’uso, ma nel lungo termine.

Il risultato è stato netto, in quanto l’effetto percepito su stati ansiosi, di stress e depressione, è stato fortemente alterato negli utilizzatori di cannabis. In particolare, soprattutto nelle donne è stato molto evidente la riduzione dello stato ansioso.
Depressione e stress hanno subito anch’esse un ridimensionamento positivo, ma l’ansia in particolare è stata l’emozione più fortemente colpita dall’uso di cannabis. Sembra normale, infatti, pensare che nel breve termine fumare porti ad uno stato positivo, dato dall’effetto della sostanza. Quel che ha sorpreso è stato nel lungo termine, in quanto sembrava risultare un’ottima valvola di sfogo, che metteva di buon umore al solo pensiero, migliorando di fatto le giornate.

Un effetto negativo è stato però visto per quanto riguarda la depressione: infatti, la sospensione ha portato a quella ‘mancanza di fattore positivo’, che ha portato una piccola parte di soggetti a peggiorare la propria situazione nel lungo termine.

Lo studio, che aveva l’intento di valutare gli effetti dell’uso di cannabis a diverse concentrazioni di THC e CBD (tetraidrocannabinolo e cannabidiolo), è stato pubblicato su Journal of Affective Disorders, firmato da scienziati e studiosi della Washington State University, quindi persone di rilievo della comunità scientifica.

Particolarmente orgoglioso Carrie Cuttier, autore dello studio, nonché Professore di psicologia all’interno della Washington State University, che sottolineava l’importanza dello studio, anche considerando il fatto che gli studi concorrenti sono spesso basati sull’uso di pillole di THC in laboratorio, quindi ben lontani dall’uso ‘effettivo’ durante la quotidianità di una persona.

Ben diverso è infatti l’uso di THC in pillole all’interno di un laboratorio, piuttosto che la ‘naturalezza’ nel fumare comodamente a casa, magari in compagnia, mostrando di fatto effetti decisamente più naturali sulle persone.

Criteri di valutazione e possibili errori

Come è stato condotto lo studio? Com’è possibile non pensare che sia stato indirizzato a favore dell’uso della cannabis, portando di fatto a conclusioni errate? La risposta a tutto ciò è molto semplice.
L’applicazione utilizzata, infatti, si chiama ‘Strainprint’, semplicissima e molto ‘critica e obiettiva’, creando di fatto questionari valutativi (molto semplici) sui pro, ma soprattutto sui contro dell’uso della sostanza.

Infatti, dopo un breve questionario iniziale, per una valutazione sulla ‘salute psicologica’ del soggetto, ogni sintomo ed emozione veniva indicato con una scala da 1 a 10, sia prima, sia durante, sia dopo l’uso di cannabis, anche a lungo termine.
È stato inoltre specificato il tipo di cannabis utilizzata, la concentrazione delle molecole (ovviamente fornita dallo studio), e il numero di ‘tiri’ effettuati.
In aggiunta a tutto ciò, i questionari erano totalmente anonimi, rendendo di fatto ‘libera’ la scelta dell’utente sulle critiche da esporre.

Lo studio si è posto l’obiettivo di non ‘essere di parte’, permettendo agli utilizzatori di evidenziare eventuali criticità, problematiche ed effetti negativi dell’uso della cannabis, sia nel breve, sia nel lungo termine.

Non a caso è venuto fuori che sul lungo termine esistono delle aggravanti depressive, associate ad un maggior quantitativo di THC utilizzato. THC che ricordiamo, è la molecola principalmente riconosciuta nell’uso della cannabis, almeno dalla maggior parte delle persone. In un certo senso, se si fosse voluto ‘pubblicizzare’ l’uso della cannabis, questo dato emerso poteva voler dire darsi la zappa nei piedi, come si suol dire.

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Utilizzo della cannabis: risultati e conclusioni

Grazie a questo studio, effettuato su ben 12mila soggetti (che anche se possono sembrare un numero poco significativo, sono in realtà una quota molto rilevante), è stato possibile mostrare gli effetti positivi della cannabis.  In particolare, nel breve termine porta ad un ingente effetto positivo su ansia, stress e depressione. A lungo termine, però, può aggravare lo stato depressivo per la ‘mancanza’ a cui porta. A tal proposito, è stato mostrato come la cannabis ricca di CBD e povera di THC risultava migliore nella riduzione dei sintomi depressivi, anche a lungo termine.

Infatti, la maggior parte della popolazione pensa che maggiore è la concentrazione della molecola THC, migliore è la qualità del prodotto.
Ma questo studio ha dimostrato quanto, specie a lungo termine, sia importante la concentrazione di CBD (e anche di THC ovviamente), specie per quanto riguarda gli effetti positivi. A discapito della comune credenza, quindi, un valore basso di THC, associata ad un alto valore di CBD, sembrerebbe la migliore combinazione nel breve e nel lungo termine, aumentando di fatto gli effetti positivi, e riducendo di molto gli effetti negativi nel lungo periodo. Nel breve termine, invece, maggiori sono le concentrazioni di entrambe le molecole, meglio è per l’effetto psicologico.

Gli effetti maggiori, tuttavia, sono stati evidenziati nelle donne, forse anche a causa del maggior ‘carico psicologico’ a cui son sottoposte durante le giornate. E proprio nelle donne, il maggior effetto benefico è stato a carico degli stati ansiosi.

 

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