L’essiccazione della cannabis, proprio come qualsiasi altro processo, come quello di coltivazione o di raccolta, ha le sue condizioni ideali.
Nel corso del tempo sono sorte varie scuole di pensiero in merito al metodo giusto per la coltivazione ed essiccazione della cannabis.
Questo ultimo importantissimo processo, la rende meno dura per i polmoni, ne amplia la potenza ( in quanto gli elementi attivi non sono ancora stati convertiti in THC prima di questo passaggio), la rende più gustosa, riduce l’umidità, abbatte la clorofilla e rende così i boccioli più facili da fumare e conservare.
Metodi di essiccazione della cannabis
Molti produttori, ne consigliano l’essiccazione in una stanza che abbia una temperatura di circa 70 gradi e un livello di umidità del 50%.
Ciò nonostante, bisogna fare attenzione a quest’ultima, in quanto una stanza troppo umida può favorire la formazione di muffa, mentre una stanza troppo asciutta, può invece seccare troppo le cime e renderle eccessivamente fragili.
Altri, invece, sostengono che i metodi tradizionali siano sempre i più validi, preferendo appendere la cannabis sottosopra nel suo processo di essiccazione.
Scegliendo questo metodo, è meglio rimuovere le foglie accanto ai fiori prima di metterle a testa in giù, la stanza ideale dovrà essere buia (siccome la luce provoca la degradazione del THC), con un buon ricircolo d’aria, le gemme dovrebbero essere distanziate l’una dall’altra, mantenendo una temperatura tra i 17 e i 23 gradi, magari servendosi di umidificatori e ventole rotanti per ottenere un essiccazione omogenea.
Questa tecnica old school darà la possibilità di godere di un esperienza sensoriale migliorata, i terpeni (le molecole responsabili del sapore e dell’aroma) sono composti volatili che si degradano rapidamente e un asciugatura a basse temperature, può aiutare a conservarli.
Utilizzando questa tecnica l’erba dovrebbe seccare in circa 2/3 settimane, sarà pronta quando gli steli invece di piegarsi si spezzeranno e le gemme saranno leggermente appiccicose.
Esistono anche modi più veloci per asciugare il germoglio senza dover aspettare settimane prima di poter assaporare i frutti del proprio lavoro. Il modo più comune, ma sicuramente poco ortodosso, è:
Posizionare le gemme su una teglia e cuocerle per dieci minuti a circa 200 gradi, oppure usare un forno a microonde. Il problema con la maggior parte dei metodi ad asciugatura rapida è che tendono a far sì che l’erba abbia un sapore più duro o che possa persino bruciare.
L’utilizzo di questa tecnica comprometterà quindi, la qualità, che sarà più scadente, motivo per cui se possibile, è un sistema da evitare.
Un altro metodo, è quello dell’essiccazione su pannelli a rete, ossia le gemme vengono poste su una rete simile ad una zanzariera in modo da ricevere un ricircolo d’aria uniforme, richiede un po’ più tempo ma è l’ideale per chi ha uno spazio ristretto, anche in questo caso sarà importante servirsi di una stanza buia, con una temperatura compresa tra i 17 e i 23 e la giusta umidità.
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Gli errori più comuni
Non controllare il colore dei tricomi
Osservare attentamente il colore dei tricomi è fondamentale per permetterci di raccogliere le piante nel momento ottimale. Durante la fioritura, questo colore cambia da trasparente a latteo, finendo con un bel colore ambrato.
Normalmente, il momento migliore per la raccolta è con una grande percentuale di tricomi lattiginosi e un piccolo numero sta già mostrando toni ambrati.
Fidarsi solo delle stime della durata della fase di fioritura ed essiccazione
Molti coltivatori neofiti di cannabis si affidano alle stime sulla durata della fase di fioritura o essiccazione fornite da altri coltivatori o venditori. Tuttavia, la cannabis è una pianta, non una macchina le cui prestazioni possono essere previste con una specificità generica.
Procedure e strumenti di raccolta non sanitari
I coltivatori outdoor possono avere difficoltà a rispettare un programma di raccolta ottimale a causa di maltempo, malattie, parassiti etc.
Coloro che scelgono di coltivare all’aperto spesso fanno affidamento su una stalla o su un fienile, simile a quello che usano i coltivatori di tabacco. Ma il maltempo o gli invasori come acari, afidi, tripidi, muffa polverosa e muffa grigia, potrebbero rendere l’essiccazione difficile.
Anche la mancanza di pratiche igieniche può trasferire parassiti e malattie da una pianta all’altra, creando un’epidemia che danneggia il raccolto essiccato, che contiene ancora molta umidità capace di sostentare insetti, muffe o funghi. Alcune persone, quando si raccolgono molte piante, consigliano di immergere di tanto in tanto le forbici nell’alcool per sterilizzarle e poi continuare la raccolta.
Arrivati a questo punto si potrà finalmente arrivare alla concia
Gli ultimi 4 step:
- Tagliare i germogli dallo stelo e metterli in barattoli ermetici (quando l’erba sarà abbastanza asciutta) che siano in ceramica, plastica, o metallo, il materiale di quest’ultimi non è particolarmente importante, ciò che conta è che siano di buona qualità e non lascino passare aria.
- Scuotere il barattolo per assicurarti che i boccioli non si attacchino.
- Sigillare i contenitori e posizionarli in un luogo fresco, asciutto e scuro per completare il processo di stagionatura. I primi giorni, si noterà che i germogli non saranno più croccanti e asciutti all’esterno, poiché l’umidità dall’interno dei fiori reidrata le porzioni esterne. In caso contrario, la cannabis è stata eccessivamente essiccata.
- Aprire il barattolo dopo ogni paio di giorni per far uscire l’umidità per le prime due settimane. Questo procedimento è chiamato burping. Permette alle gemme di respirare e rilasciare umidità e impedisce la formazione di muffe, è anche un ottimo momento per ispezionare i fiori secchi. Fare attenzione nel caso in caso in cui si noti odore di ammoniaca all’apertura del contenitore, significa che i germogli non sono abbastanza asciutti e che i batteri anaerobici li stanno consumando, il che porterà la cannabis ad ammuffire e marcire.